ROMA - Se può essere retroattiva è superata dall'indulto. La tesi
espressa ieri sul Corriere dal Pdl Francesco Paolo Sisto sulla norma
dell'incandidabilità suscita pareri divergenti. A settembre il Senato
dovrà decidere se applicarla alla condanna di Berlusconi e farlo
decadere da parlamentare. Ma anche i giuristi si dividono. E si va dai
presidenti emeriti della Consulta, il saggio Valerio Onida e Cesare
Mirabelli che bocciano la tesi del presidente della commissione Affari
Costituzionali della Camera, al costituzionalista Paolo Armaroli che la
sposa appieno e al collega Giovanni Guzzetta che la condivide e va
oltre: la norma è incostituzionale, ci procurerà una condanna dalla
Corte europea dei diritti dell'uomo, ma non preclude a Berlusconi il
rientro nella competizione elettorale. In caso di nuove elezioni,
spiega, «potrà comunque mettere il suo nome sul simbolo elettorale».
DECADENZA E VOTO - Spiega
Guzzetta: «Ci sono in circolazione tutte le tesi possibili sulla natura
dell'incandidabilità, se è penale, quindi irretroattiva, o
amministrativa. Ma la Corte Europea guarda alla sostanza. Quella di non
accedere ai pubblici uffici è decisamente una sanzione afflittiva e la
norma è certamente retroattiva perché riguarda fatti precedenti alla sua
entrata in vigore. Quindi viola la Convenzione europea della quale lo
Stato deve tenere conto. E, secondo me, ci potrà essere un ricorso alla
Corte Costituzionale». E chi potrebbe sollevarlo se non c'è un giudizio
in corso? «La Giunta per le elezioni che è un organo giurisdizionale. In
caso Berlusconi decadesse, comunque - prosegue Guzzetta - potrà essere
votato». Come? «Sul simbolo i partiti possono richiamarsi al nome che
vogliono. E sulla scheda potrebbe comparire il nome Silvio Berlusconi.
In più, se la legge elettorale resta quella in vigore, lui potrebbe
restare il capo della coalizione».
LA LEGGE SEVERINO - Per Cesare
Mirabelli invece non c'è un problema relativo al fatto che la frode
fiscale di Berlusconi sia stata compiuta prima della cosiddetta legge
Severino, norma attuativa della legge sulla corruzione Monti-
Cancellieri-Patroni Griffi-Severino. «La Severino - spiega - non prevede
una sanzione penale accessoria alla sentenza ma viaggia per conto suo,
prevedendo alcuni requisiti per chi voglia candidarsi al Parlamento e
che si applicano anche a chi già vi siede. Non l'applica un giudice in
sede di condanna ma la legge disciplina autonomamente l'ineleggibilità a
determinate cariche. In ogni caso, non si tratta di una sanzione penale
retroattiva ma è una norma che determina l'incapacità momentanea a
ricoprire determinate cariche e funzioni. Dunque, l'unico modo per non
applicarla al caso Berlusconi è quello di modificarla».
PENALE O AMMINISTRATIVO? - Per
Onida invece la tesi di Sisto non tiene: «Non stiamo parlando di una
sanzione aggiuntiva - spiega il costituzionalista - ma dei criteri su
cui si fonda l'eleggibilità di un cittadino». Non è d'accordo Paolo
Armaroli: «Si discute se la norma sia di carattere penale o
amministrativo. Il fatto che sia una sorta di appendice alla legge sulla
corruzione ci fa dire che va assimilata al campo penale. E qui è
inammissibile la retroattività della legge, salvo fattispecie del
passato come i passaggi dal fascismo e il nazismo alla democrazia».
LE DIMISSIONI - Per il giurista
Stefano Passigli «il punto che Sisto dribbla è che la legge Severino è
stata approvata prima della condanna definitiva di Berlusconi. E quindi
va applicata. Le esigenze politiche non possono prevalere su logica
giuridica». Per Giuliano Cazzola, Scelta Civica, «Berlusconi ha solo un
modo per uscire dal cul de sac: dimettersi».
LA DECISIONE DELLA GIUNTA - Ma a
decidere sarà la Giunta del Senato. Che farà il Pd? Felice Casson
assicura: «Voteremo come è scritto nella legge, pacifica e lineare. Cioè
a favore della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore». «Sulla non
applicabilità della retroattività quelle di Sisto sono parole
definitive. Guai a barare», avverte il Pdl Maurizio Gasparri. Ma la Pd
Alessandra Moretti replica: «Non accetteremo ricatti».
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