COLLEGATI AL SITO DEL COMITATO PER IL NAZIONALE

COLLEGATI AL SITO DEL COMITATO PER IL NAZIONALE
COSTITUISCI ANCHE TU UN COMITATO

martedì 29 gennaio 2013

martedì 29 gennaio 2013 Mps: Casini, questione seria, no supplemento campagna elettorale

"Dobbiamo decidere se fare qui un supplemento di campagna elettorale o ragionare seriamente. Non fa onore a nessuno di noi utilizzare questa occasione per fare campagna elettorale". Lo ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini intervenendo all'audizione del ministro dell'Economia Vittorio Grilli alle Commissioni riunite di Camera e Senato sul caso Monte Paschi di Siena. "Ci sono problemi terribilmente seri che riguardano l'efficacia della vigilanza sulle Fondazione e quella sulle banche da parte della Banca d'Italia - ha aggiunto Casini - c'e' un problema politico e chi da destra o sinistra lo nega fa un errore. Non perdiamo questa occasione per parlare di una questione seria".

COSE CONCRETE................


Governo: Casini,no ai papocchi, sì a alleanze riformiste

 'Alcuni sondaggi danno per autosufficiente il Pd sia alla Camera che al Senato. Suggerisco percio' a tutti di non leggere i sondaggi, ma di andare a cercare voti e ripeto che chi vince deve avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato, altrimenti la parola passa al Presidente della Repubblica che decide dopo le consultazioni. Noi siamo disponibili solo ad alleanze riformiste, non siamo disposti ne' a papocchi ne' a pasticci che non servirebbero al Paese'. Lo dice il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini incontrando la stampa a Montecitorio.

sabato 26 gennaio 2013

Elezioni: Cesa, Udc c'è e ci sarà in difesa valori

"Un messaggio deve arrivare forte e chiaro a tutti in questa campagna elettorale: l'Udc c'e' stato, c'e' e ci sara'. Siamo il partito della difesa dei valori cattolici". Lo ha detto Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, intervenendo a Roma al convegno "La Crescita al Centro, al Centro ci sei tu" del candidato Udc in regione Lazio, Francesco Carducci. "Il voto all'Udc - ha detto Cesa ai presenti - e' un voto alla famiglia, quella fondata sul matrimonio e composta da un uomo e una donna che crescono i figli. Un voto per la difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, contro chi vorrebbe svilirla. Un voto per affermare la centralita' della persona, che vuol dire lavoro dignitoso,solidarieta', diritto alla salute e all'assistenza, ad avere una casa, ad uscire dalla poverta'". "Votare Udc - ha aggiunto Cesa - significa infine scegliere un'economia etica, fondata sulla persona e non sul denaro: che inverta la rotta rispetto alle spaventose speculazioni che hanno portato l'Europa in questa crisi" "Su tutto questo - ha concluso Cesa - non accetteremo tentennamenti, non un passo indietro".

BERSANI MINACCIA . . . . . .

Il segretario del Pd non ci sta a finire sul banco degli imputati: se qualcuno ci attacca, ha detto, "li sbraniamo"....................

MA.............VERGONATEVI!!!!!!!!!!!!!!

I pm interessati all'operazione che nel 2007 portò all'acquisizione per 9 miliardi di euro di Antonveneta dalla spagnola Santander. Soldi transitati su un conto a Londra. Intanto Monti smorza le polemiche con il Pd: "Non ho additato un colpevole"

Dopo il fronte finanziario e quello politico, sul caso del Monte dei Paschi di Siena sembra ora profilarsi quello giudiziario, con la procura della città toscana che vuole vederci chiaro nell'operazione che nel 2007 portò all'acquisizione di Antonveneta. Venerdì intanto l'assemblea dei soci ha dato il via libera all'emissione dei cosiddetti Monti bond, il prestito dello stato nei confronti dell'istituto bancario per un valore di circa 3,9 miliardi di euro, che dovranno coprire le perdite in arrivo per circa 700 milioni di euro, causati dalle operazioni sui "titoli tossici". Sul fronte politico invece Mario Monti smorza le polemiche con il Pd. Dopo aver accusato i democratici di avere responsabilità nella gestione del Monte dei Paschi, nel corso di una trasmissione con Gad Lerner il professore torna sulle sue parole per spiega" Mi hanno chiesto se ci sono delle commistioni fra banca e politica e ho detto 'certo è una vita che lo dico'. E poi mi hanno chiesto: 'il Pd ha influenza in quella zona?' e io ho detto sì. Ma non è che ho additato un colpevole". 

Il conto da 2 miliardi a Londra - A raccontare l'interesse della procura senese sugli affari del Monte dei Paschi è un lungo approfondimento su Repubblica firmato da Carlo Bonini e Andrea Greco. "Il segreto del sistema Mussari. incipit della catastrofe di Mps - scrivono - è in un conto di una banca londinese su cui nel 2007 vennero parcheggiati 2 miliardi di euro. Quei 2 miliardi di euro sono l'incongruo e mai giustificato sovraprezzo per l'acquisto di Antonveneta con cui sfamare gli appetiti della politica, la spregiudicatezza del management del Monte e rendere indissolubile il "groviglio armonioso" della terza banca italiana, la più antica del mondo. Su quel conto sarebbe stata parcheggiata la madre di tutte le tangenti, lasciando poi che il tempo e una sequenza di scudi fiscali ne consentisse il tranquillo rientro in Italia ai suoi diretti beneficiari o intermediari. Politici, appunto. Banchieri. Manager."

Il prezzo alto per l'acquisto di Antonveneta
 - Il quotidiano romano ricostruisce quindi la transazione che nel 2007 portò Monte dei Paschi ad acquisire Antonveneta da Santander per 9 miliardi di euro in contanti. "Un prezzo che definire generoso è poco" scrivono Bonini e Greco, che aggiungono che questi soldi vengono versati "in due tranche e su conti distinti. 7 miliardi direttamente a Santander, 2 miliardi su un conto di una banca londinese nella disponibilità dello stesso Santander". E' la provvista della tangente. O almeno è questa l'unica logica spiegazione che può essere data a quelle anomalie nell'acquisto."

Si ipotizzano tangenti
 - Secondo il Corriere della Sera ci sarebbero già i primi indagati. "L'ipotesi di reato è appropriazione indebita e falso in bilancio" scrive il quotidiano milanese, che aggiunge come agli affari della banca toscana non sia interessata solo la procura senese. "Anche la procura di Milano si era interessata a Mps, aprendo autonomamente un fascicolo su Alexandria affidato al pm Giordano Baggio per appropriazione indebita e truffa da parte di alcuni funzionari della banca." L’ipotesi, continua l'articolo, "è che vi siano state retrocessioni, ovvero presunti premi in denaro a manager Mps per aver realizzato l'operazione". Fascicolo inviato per competenza a Siena.

Libero e il Giornale all'attacco del Pd - I quotidiani più vicini al centrodestra puntano invece il dito contro il Pd. "I banchieri di Mps danno soldi al Pd" titola Libero, che spiega: "I manager sono tenuti per statuto a versare parte dei ricchi emolumenti al partito: 2 milioni in pochi anni". E Franco Bechis aggiunge nel suo articolo che "il più generoso è stato Giuseppe Mussari, l'uomo della bufera Mps: ha versato al Pd e all'antenato Ds 683.500 euro in dieci anni". Si tratta di "contributi regolari - spiega Bechis - denunciati sia da chi li ha ricevuti che da chi li ha erogati secondo quello che ancora prevede la legge sui finanziamento dei partiti. Tanto affollamento e continuità di oboli, però, qualche dubbio lo lasciano."
Il Giornale titola invece: "Monti e Bersani sbancati" e Alessandro Sallusti nel suo editoriale scrive che "fa ridere che Bersani e soci cerchino di chiamarsi fuori dallo scandalo Monte dei Paschi. Hanno permesso che miliardi di euro, privati e pubblici, venissero usati dalle "loro" banca con una disinvoltura criminale". 

Elezioni: Casini, senza Udc non ci sarebbe stato Monti

Pier Ferdinando Casini ha rivendicato come un trionfo dell'Udc l'impegno in politica di Mario Monti. "Il vero successo e' che siamo entrati soli in questo parlamento e siamo usciti con il presidente del Consiglio che ha inteso capeggiare questa area nuova", ha detto presentando a Roma i candidati nel Lazio. "Questo lo riteniamo il grande successo dell'Udc e per questo sosteniamo con l'anima e con il cuore Monti, siamo convinti che il Paese abbia ancora bisogno di lui", ha insistito, "per noi oggi e' il migliore presidente del Consiglio, ha salvato l'Italia. Senza di lui l'Italia sarebbe finita nel baratro e senza l'Udc non ci sarebbe stato Monti. Per questo c'e' questa sintonia con lui".

INTENZIONI DI VOTO AL 22 GENNAIO . . . IL PDL CROLLA


venerdì 25 gennaio 2013

IL PRES. CASINI SPIEGA ALLA STAMPA........


TANTO PER CAPIRSI . . . .


a proposito di ELEZIONI . . . . LA CAMPAGNA ELETTORALE VA AVANTI

Casini: ridurre cuneo fiscale almeno per i neoassunti 
Ridurre il cuneo fiscale almeno per i neoassunti. E' la proposta di Pier Ferdinando Casini. "Ma bisogna trovare delle coperture", aggiunge. "La pressione fiscale si abbassa in Italia se si taglia la spesa pubblica e se si combatte l'evasione fiscale", dice il leader centrista.



Elezioni: D'Alia, Pdl E M5S sono grosse anomalie 
"Abbiamo due grosse anomalie il Pdl ed il movimento 5 stelle. Nel Pdl c'e' un presidente a vita nel movimento 5 stelle non c'e' uno statuto e per questo non accedono ai finanziamenti pubblici". Cosi'il segretario regionale dell'Udc Gianpiero D'Alia, capolista per la Camera in Sicilia, nel corso della presentazione dei candidati messinesi alle politiche. D'Alia ha osservato che "Berlusconi nella scorsa legislatura aveva candidato molti giovani ma questo non e'stato risolutivo come non e'utile l'antipolitica. Si deve -ha proseguito- cambiare il sistema politico. Avevamo presentato una legge per il cambiamento dei partiti sul sistema tedesco ma e'stata approvata solo in parte per quel che riguarda l'aspetto economico e non per la democrazia interna ai partiti".
Elezioni: Casini, governa chi ha maggioranza in entrambe le Camere"Poiché c'è un sistema bicamerale si può governare solo con la maggioranza in entrambe le Camere". Lo ribadisce Pier Ferdinando Casini nel corso di una videochat con lastampa.it. In caso contrario, spiega, "Napolitano aprirà le consultazioni chiedendo e cercando di capire qual è l'altra strada"."Alla Camera - ha sottolineato il leader Udc - c'è un premio eccessivo, al Senato invece è difficile che ci sia una maggioranza ampia: ero presidente della Camera quando si fece il Porcellum. Ciampi fece notare che al Senato il premio andava assegnato su base regionale. Quindi si tratta di un premio frammentato che rende difficile una maggioranza ampia".

giovedì 24 gennaio 2013

Monte dei Paschi di Siena .... Pci-Pds-Pd .... la banca del Partito


Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, afferma di essere d'accordo con Renzi sulle "evidenti responsabilita' politiche senesi" nelle vicende del Monte dei Paschi di Siena. Casini pero' sottolinea che con si tratta di un regalo all'Mps perche' "sono prestiti".
"Lo Stato - prosegue Casini - ha il dovere di garantire i risparmiatori. Nessun governo lascia le banche al loro destino, perche' sarebbe come lasciare gli italiani al loro destino. Se ci sono stati reati penali, la Magistratura acclarera' le responsabilita'. Il nostro sistema bancario e' pero' sano".
L'ex presidente della Camera tira una stoccata ai banchieri: "Non funziona un sistema dove i banchieri hanno stock option miliardarie".
-----------------------------------------------------------------
La Banca d’Italia è stata ingannata. «La vera natura di alcune operazioni» messe in campo da Mps era nei «documenti tenuti celati all’Autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza» e ora «all’attenzione della Vigilanza e dell’Autorità giudiziaria, in piena collaborazione». La nota ufficiale di Via Nazionale (impegnata in un’ispezione a Siena da metà 2011 a metà 2012) arriva come una sentenza clamorosa per il Monte dei Paschi di Siena alla fine di una giornata di bufera per i titoli dell’istituto travolti (-8,43%) da un’ondata di vendite. Una bufera che colpisce nuovamente al cuore la Fondazione Mps, l’azionista di maggioranza che dal 2008 al 2011 per ben due volte ha messo mano al portafoglio per sostenere la doppia ricapitalizzazione necessaria (da 5 miliardi e 2,2 miliardi). 

Non a caso fonti vicine all’ente presieduto da Gabriello Mancini non escludono un’azione di responsabilità nei confronti della vecchia gestione (l’ex presidente Giuseppe Mussari, da martedì dimissionario anche dalla presidenza dell’Abi, e il direttore generale Antonio Vigni), una mossa che potrebbe già essere anticipata nel corso dell’assemblea straordinaria del Monte in calendario domani e che si preannuncia particolarmente infuocata. 

L’IMPATTO SUI CONTI
Lo stesso presidente di Mps, Alessandro Profumo, ieri si è detto pronto a «tutelare» la banca, concluse le dovute valutazioni. Nel frattempo tocca proprio a Profumo e all’ad Fabrizio Viola provare a fare chiarezza: «L’impatto preciso» sui conti delle tre operazioni strutturate sotto esame si capirà «entro metà febbraio», ma per il momento sembra che i 500 milioni di Monti bond aggiuntivi (in totale 3,9 miliardi) possano garantire «un’adeguata copertura», spiega una nota della banca. Che però non esclude «una rinegoziazione» favorevole delle operazioni.

Precisazioni dovute, sollecitate dalla Consob al termine di un’altra giornata da dimenticare per le azioni Montepaschi. In sole due sedute di Borsa l’istituto ha lasciato sul campo il 14% del suo valore (fino a quota 0,25 euro) tra scambi più che doppi rispetto alla media dell’ultimo mese (solo ieri è passato di mano il 6% del capitale). Del resto, il buco-derivati potrebbe fare arrivare vicino ai 2 miliardi il rosso del bilancio di Mps.
Con la debacle di ieri il titolo ha praticamente annullato il rally messo a segno nelle ultime settimane dopo l’applicazione soft dei requisiti patrimoniali di Basilea III, annunciata il 7 gennaio. Rispetto ai minimi del 10 dicembre scorso le azioni Mps mantengono comunque un bilancio positivo (più 33%), ma sono ben lontane dai massimi del maggio 2007, quando il valore superava 3,5 euro. 

LE RESPONSABILITÀ
«Stiamo facendo trasparenza su operazioni di investimento con pronti contro termine (non solo derivati)», dice Profumo in serata al Tg1, sicuro di riguadagnare «la reputazione che meritiamo».
Proprio nel tentativo di fare trasparenza, la stessa nota dell’istituto diffusa a mercati chiusi sembra fare un po’ di chiarezza anche sulle responsabilità in campo: le operazioni incriminate non sono state sottoposte all’ok del cda perchè «ciascuna rientrava nei poteri delle strutture preposte alla gestione operativa», spiega la banca. Vale a dire la struttura che faceva capo al direttore generale Vigni. Che poi avrebbe omesso di darne notizia a Bankitalia e alla Consob.

Tre le operazioni oggetto dello scandalo. Due investimenti in Btp a lunga durata (Santorini e Alexandria) e un solo derivato con sottostante rischio sovrano (Nota Italia). Le prime due (una già liquidata nel 2009 e l’altra rimborsata dalla banca a dicembre) «rappresentano investimenti in Btp a lunga durata, finanziati attraverso operazioni di pronti contro termine (su titoli di Stato italiani) le cui cedole sono state oggetto di asset swap al fine di gestire il rischio tasso assunto». 

In questo caso l’analisi in corso riguarda il costo dei finanziamenti e «il potenziale pricing in collegamento con investimenti pregressi» (cioè un pacchetto di azioni Intesa Sanpaolo per Santorini e delle obbligazioni «salsiccia» garantiti da mutui e da obbligazioni aziendali per Alexandria). Nota Italia, invece, è un derivato, «un investimento del 2006 in un prodotto di credito strutturato al quale era associata la vendita, da parte della banca, di protezione sul rischio della Repubblica Italiana». Uno strumento già ristrutturato, assicura Mps. Sullo sfondo si muove anche Consob, pronta a convocare collegio sindacale e revisori.

mercoledì 23 gennaio 2013

MA SCUSATE . . . .VE LO IMMAGINATE IL BERSANI AL WORLD ECONOMIC.........

VI IMMAGINATE BERSANI
---------------------------------

Mario Monti apre il World Economic Forum a Davos

--------------------------------
CAMBIERESTE MARIO MONTI CON BERSANI - BERLUSCONI - INGROIA O GRILLO?

Mario Monti apre il World Economic Forum a Davos


Hanno tagliato le spese, puntano di nuovo sull'innovazione e si danno battaglia sui mercati emergenti. Ma i più importanti Ceo del mondo vedono ancora nero. Il 28 per cento prevede un'ulteriore contrazione dell'economia a fronte del 18 per cento di inguaribili ottimisti e un 52 per cento di attendisti che non vedono cambiamenti all'orizzonte. E' questo il risultato del tradizionale sondaggio di Pwc che viene diffuso alla vigilia del World Economic Forum nel quale la società di consulenza ha raccolto l'opinione di 1.500 capi azienda di oltre 68 paesi, tra cui oltre 40 italiani che evidenziano la poca attenzione del governo a favorire un contesto di innovazione e di creazione di lavoro competente.
La crisi sembra essere diventata parte integrante del meeting di Davos, come la neve che imbianca le montagne e le dive che fanno da cornice a eventi di tipo sociale (ieri l'attrice Charlize Theron ha posato per lanciare una campagna di raccolta fondi). Ma i top manager e i capi di governo che sono arrivati alla spicciolata hanno trovato tra le nevi raccontate da Thomas Mann il solito rituale: grandi temi, discussioni, nuovi slogan, ma anche coppe riempite di champagne e affari.
Il forum prenderà il via oggi. E quest'anno la novità è proprio rappresentata dal fatto che un italiano aprirà i lavori, il presidente del consiglio Mario Monti. Il premier italiano è conosciuto a Davos dove è più volte venuto quando era commissario europeo e sfoderava la spada contro le multinazionali. L'accoglienza di certo non sarà ostile. La tradizionale indagine di Pwc però non spiana la strada.
La fotografia, nel confronto internazionale, vede i Ceo italiani mediamente più ottimisti, anche se la fiducia sul futuro segna un calo rispetto ad un anno fa: la "confidence" a 12 mesi, che nel 2010 era al 75 per cento, è calata al 60 per cento nel 2011 e ora flette al 59 per cento. Ad una domanda specifica sull'azione del governo gli italiani ammettono (al 43 per cento) che le misure adottate sono state efficaci per garantire la stabilità del settore finanziario.
Ma il giudizio su altri capitoli rimane tranchant, con un significativo gap tra Italia da un lato e Francia-Germania dall'altro. Alla domanda se il governo supporta l'innovazione nel settore privato rispondono positivamente solo il 7 per cento degli italiani, contro il 42 per cento del francesi e il 36 per cento dei tedeschi. E, nonostante la riforma della contrattazione, se si parla del ruolo per la formazione di forza lavoro competente, gli italiani solo nel 5 per cento dei casi plaudono il governo, contro il 14 per cento dei tedeschi e il 21 per cento dei francesi. Idem anche per l'impegno a ridurre il carico normativo delle imprese: solo per il 5 per cento c'è stato un miglioramento; un giudizio che però in questo caso italiani condividono con i colleghi francesi e tedeschi.
I problemi critici per l'Italia non sono cambiati. L'aumento del carico fiscale è la minaccia più importante per il business: l'86 per cento lo teme (contro il 46 per cento dei Ceo tedeschi), seguito dal costo dell'energia (57 per cento, contro il 34 per cento dei francesi). Tra le minacce generali c'è anche l'eccesso di regolamentazione (67 per cento).
Il report, ricco di tabelle, consente anche di toccare con mano l'intensità della crisi in Italia. Così per resistere le imprese italiane hanno ridotto i costi negli ultimi 12 mesi: lo dice l'83 per cento degli intervistati, contro il 77 per cento del campione mondiale. Ma questa sarà la strategia seguita anche nei prossimi 12 mesi (almeno per l'81 per cento degli intervistati). la ricerca della "giusta taglia" è del resto tra le priorità dei Ceo italiani. Ma se si guarda al lavoro si individua un altro gap: il 41 per cento degli intervistati ha ridotto i dipendenti, il 42 per cento lo farà nel prossimo anno.
Nelle tabelle "mondo", invece, solo il 25 per cento del top manager dice di aver ridotto i lavoratori, una quota che scende al 19 per cento in Francia e sale al 29 per cento in Germania. Non c'è però solo questo. Così Ezio Bassi, senior partner di Pwc Italia mette in risalto che si sta valutando la necessità di una profonda business trasformazione dei prodotti offerti ai clienti, attraverso modelli di business innovativi ad alto valore aggiunto". E per farlo si cercano anche "nuovi talenti manageriali": una peculiarità per la quale gli italiani appaiono decisamente più aperti del resto del mondo.

martedì 22 gennaio 2013

DAVIDE TORINI - IL POLITICO SEMPLICE CHE PIACE


VAI SU FACEBOOK E CLICCA "MI PIACE" NELLA SUA PAGINA
http://www.facebook.com/davide.torrini.3

meno armi ..... PIU' LAVORO


Raimondo Soragni, candidato al Senato in Emilia Romagna nella lista “Con Monti per l’Italia”, già Sindaco di Finale Emilia, apre la campagna elettorale con una proposta di respiro nazionale, che riprende uno dei temi forti dell’Agenda Monti: la ricerca e l’innovazione. Ricerca e innovazione da incentivare attraverso un fondo nazionale post-laurea che dia prospettive di immediata occupazione ai giovani neolaureati, finanziato grazie alla rinuncia all’acquisto di alcuni dei tanto discussi F35, i costosissimi cacciabombardieri dell’americana Lockheed. “E’ fondamentale per il futuro del nostro Paese – spiega Raimondo Soragni – trovare una strada percorribile per trattenere nelle aziende e nei centri di ricerca nazionali le nostri menti giovani, migliori e più qualificate. Per questo, se sarò eletto, il mio primo impegno sarà quello di promuovere un fondo che possa consentire alle imprese e alle università di offrire ai nostri neolaureati più meritevoli almeno due anni di lavoro, con uno stipendio adeguato, ma senza alcun onere diretto per aziende e centri di ricerca. Il fondo potrebbe essere finanziato con una minima parte delle risorse destinate all’acquisto degli F35: rinunciando anche solo a un paio di aerei si potrebbero avere a disposizione circa 300 milioni di euro. In questo modo non si metterebbe in difficoltà l’industria aeronautica nazionale e, nel contempo, si potrebbe iniziare a dare un futuro importante a diverse migliaia di giovani di sicuro valore”.

sabato 19 gennaio 2013

VENTO DI CAMBIAMENTO.........


Signore, Signori; ragazze; ragazzi . . . . insomma, chi voterà cosa cerca? 
IL NUOVO?
Cosa s'intende per NUOVO in Politica?
Penso che ognuno potrebbe dare una sua interpretazione di NUOVO  - provo a riepilogarne alcune :
  1. il NUOVO è rappresentato dalla sinistra perchè ha fatto le PRIMARIE  e si è confrontata con gli elettori 
  2. il NUOVO è il centro-destra perchè la Rivoluzione Liberale non si è ancora fatta
  3. il NUOVO è il Mov. 5 Stelle di Grillo o il FARE di Giannino ..... urliamo basta!
  4. il NUOVO è la Rivoluzione Civile di Ingroia, che da sinistra farà partire la rivoluzione
  5. il NUOVO non c'è e non voterò
  6. il NUOVO???????
------------------------
Penso che NUOVO significhi :
  • LEALTA'
  • VERITA'
  • RAGIONEVOLEZZA
  • CONCRETEZZA
IO RISCONTRO QUESTE CARATTERISTICHE SOLO NELLO SCHIERAMENTO GIUDATO DAL PROF. MONTI.

MEDITATE E SE CONDIVIDETE QUANTO DA ME SCRITTO DATE IL VOSTRO VOTO ALLA CAMERA ALL'UNIONE DI CENTRO ED AL SENATO ALLA LISTA UNITARIA "Con Monti per l'Italia".

Essendo candidato al SENATO sono disponibile a parlarne, così come tutti gli altri candidati dell'UDC della prvinciale di Modena - scrivetemi all'indirizzo mail giorgiocavazzoli@gmail.com. (tel.3473198592)

a presto

Giorgio

Sondaggio elettorale Bidimedia - 16 Gennaio 2013 - Al Senato il "voto utile" fa crescere PD e PDL. In difficoltà il M5S, Rivoluzione Civile e Fermare il Declino.


%
ΔCamera (%)
Partito Democratico
32,5
+0,6
Il Popolo della Libertà
17,4
+0,6
MoVimento 5 Stelle
13,2
-0,4
Con Monti per l’Italia
12,4
+0,1
Lega Nord – Maroni
5,1
-
Sinistra Ecologia Libertà
4,9
+0,2
Rivoluzione Civile
4,5
-0,5
Fratelli d’Italia – Centrodestra Nazionale
1,8
-0,1
La Destra
1,5
-0,2
Fare per Fermare il Declino
1,4
-0,3
Altri di centrodestra
1,2
+0,2
Centro Democratico
1,0
-
Grande Sud – Movimento per le Autonomie
0,9
+0,1
Altri di centrosinistra
0,5
+0,5
SVP
0,5
-
Altro
1,2
-0,8

OGGI CONFERENZA STAMPA DELL'U.D.C. - PRESENTAZIONE DEI CANDIDATI ALLA CAMERA ED AL SENATO



Ufficialmente partita la campagna elettorale in vista delle elezioni di febbraio con la presentazione delle liste delle diverse formazioni. Eccole.
UDC. Prende il via con la presentazione dei candidati modenesi a Camera e Senato anche la campagna elettorale dell'Udc a Modena: sono dieci in tutto i nomi in corsa con Pierferdinando Casini per le politiche di febbraio, di cui due ritenuti in “posizione eleggibile”. Il primo (come riporta un’agenzia della Dire) e più probabile futuro parlamentare è Davide Torrini, segretario regionale Udc e capogruppo in consiglio comunale a Modena: Torrini si trova in terza posizione nella lista Udc per la Camera. Una posizione che, pur non essendo garantita, potrebbe aprirgli le porte del parlamento. Il capolista per l'Emilia-Romagna, infatti, Gianluca Galletti, deputato bolognese e presidente del gruppo parlamentare Unione di Centro per il Terzo Polo alla Camera, ricopre il ruolo di capolista anche in altre tre Regioni (Friuli, Veneto2 e Lombardia 3) e, una volta eletto, potrebbe decidere di lasciare libero il primo posto per l'Emilia occupando quello di un'altra circoscrizione.
Questo consentirebbe a Torrini di scivolare al secondo posto assicurandosi di fatto l'incarico da parlamentare, dato che secondo le previsioni Udc (come da legislatura uscente) dovrebbero essere due le poltrone a disposizione per i rappresentati emiliano-romagnoli del partito di Casini. Gli altri candidati alla Camera dalla provincia di Modena sono: Stefano Gasperi, consigliere comunale di Cavezzo; Stefania Bellelli, farmacista di Carpi e coordinatrice della lista Alleanza per Carpi; Mattia Tassi, 28 anni ingegnere ambientale di San Felice; Graziella Bellotti, imprenditrice di Campogalliano; Paolo Bigliardi consigliere comunale Udc di Formigine; Rita Zironi, consigliere comunale Udc a Zocca e Gianpaolo Cantergiani, ex consigliere comunale Unione di centro a Pavullo.
L'altro candidato che potrebbe aggiudicarsi un posto a Roma, secondo i calcoli più ottimistici del partito di Casini, è invece Raimondo Soragni, ex sindaco di Finale Emilia noto nella Bassa per essere passato nel gennaio 2010 nelle fila dell'Udc, dopo l'elezione come sindaco del Pd. Soragni, al termine del suo mandato da primo cittadino, entrò a far parte della segreteria dell'onorevole Renzo Lusetti, e ora è al quarto posto nella lista unitaria di cui l'Udc fa parte. Al Senato l'Udc si presenta, infatti, nella lista “Con Monti per l'Italia” e considerando che, sempre secondo le previsioni Udc, solo con il superamento del quorum (8% su base regionale) l'Emilia-Romagna dovrebbe portare due onorevoli a Roma, un exploit della lista unitaria potrebbe far entrare a Palazzo Madama anche Soragni. Gli altri candidati modenesi nella lista “Con Monti per l'Italia” sono Paolo Ferrari vicesegretario provinciale, di Sestola e Giorgio Cavazzoli, segretario cittadino Udc di Carpi.

Elezioni: Casini, non c'e' nessun patto Monti-Bersani

Non c'e' il patto, non c'e' la crostata, perche' di solito si parla di patti della crostata. C'e' una chiarezza cristallina del Presidente Monti e di tutti noi'. Cosi' il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, risponde a chi gli chiede se ci sia un patto tra Monti e Bersani, o se sia un'invenzione giornalistica. 'Noi chiediamo agli italiani - spiega Casini in un'intervista che sara' trasmessa stasera da Italia 7 - un voto per continuare sulla strada della serieta', non con promesse, perche' ne abbiamo gia' avute abbastanza, ma con impegni seri partendo da cio' che si e' fatto'.

venerdì 18 gennaio 2013

Elezioni politiche 2013, sondaggi aggiornati: quanto rischia il Pd


Ancora un mese abbondante di campagna elettorale: la partita delle elezioni è davvero chiusa? La tendenza è chiara, ma guai a calare il sipario troppo in fretta, almeno a quanto riportano i maggiori centri di ricerca sui flussi elettorali.
Il dato che mette tutti d’accordo è uno: Pd e coalizione di centrosinistra sono ancora in vetta sul numero di potenziali preferenze – e conseguenti seggi – ma lo schieramento guidato da Pier Luigi Bersani comincia a perdere colpi.
Finita la luna di miele con l’elettorato in seguito alle primarie, che hanno proiettato il Partito democratico a picchi di consenso mai raggiunti dalla sua nascita, il centrosinistra soffre, seppur ancora riuscendo a contenerla, la riscossa di Berlusconi.
Non passa giorno, infatti, che il Cavaliere non presenzi a una trasmissione, televisiva o radiofonica, incentrata sulla campagna elettorale, al punto da stabilire il nuovo record a 63 ore di ospitate in 21 giorni, e questo solo sul piccolo schermo. Da “Unomattina” a “Radio anch’io”, da “Omnibus” a “Pomeriggio Cinque”, una strategia chiaramente mirata a raggiungere più pubblico – e dunque fasce di elettorato – possibile; se vogliamo, tattica non proprio all’avanguardia in tempo di social media, ma che rappresenta l’habitat ideale del Cavaliere.
In questo, naturalmente, è da ravvisare, come giustamente ha fatto notare Alexander Stille, una certacomplicità del sistema mediatico nazionale: il Cavaliere garantisce ascolti e polemiche, fa parlare di sé e della trasmissione a cui partecipa. Un circolo vizioso che non risparmia nessuno, basti pensareall’arcinemico Santoro improvvisamente nelle vesti di “sherpa” della risalita berlusconiana.
Ormai, infatti, pare assodato: se davvero queste elezioni segneranno la resurrezione politica del Cavaliere,il punto di svolta resterà impresso negli annali allo scorso 10 gennaio, quando il leader Pdl è uscito a testa alta dall’attesissimo confronto negli studi di “Servizio pubblico”.
Il centrosinistra, da par suo, è chiamato a una netta inversione di tendenza. Che Bersani non sia il politico più avvezzo a occupare titoli dei Tg e prime pagine, è cosa nota, ma la campagna elettorale è una gara a eliminazione: chi non appare, o non riesce a imporre i suoi temi al circuito mediatico, ha tutto da perdere.
E, come si diceva, i giochi sono tutt’altro che conclusi: se alla Camera la coalizione di Bersani dovrebbe agevolmente prendere il premio di maggioranza, al Senato la rimonta di Berlusconi può costare carissimo.Per il Cavaliere, del resto, “vincere” significa, prima di tutto, essere determinante in un ramo del Parlamento, così da rendere difficile, se non impossibile, l’azione di governo.
Proprio come accadde nel 2006: la corazzata dell’Unione guidata da Romano Prodi arrivò a un mese dalle elezioni con svariati – alcuni dicevano 10 – punti di vantaggio, salvo poi prevalere alla Camera per un pugno di voti e riuscendo a generare una parvenza di maggioranza a palazzo Madama grazie ai senatoria vita.Esperimento, poi, miseramente fallito.
La storia e le analogie, insomma, dovrebbro insegnare a Bersani e ai suoi quanto sia sconsigliabile dormire sonni tranquilli, soprattutto quando di fronte ci si trova un leone, stanco e invecchiato, ma mai domo, al pari di Silvio Berlusconi.
L’ultimo sondaggio SWG per il programma “Agorà” attesta il Pd al 28,8% dal precedente 29,9%, con la coalizione quotata al 33%. Tendenza inversa, invece, per il Pdl che continua a rosicchiare voti sfiorando il 18%, ormai saldamente in seconda piazza tra i partiti italiani, con il MoVimento 5 Stelle fermo al seppur ottimo 16,8%.
La coalizione di Mario Monti, vero spauracchio, questo sì, per Berlusconi, resta stabile al 13,7%, sottraendo, con ogni probabilità, più preferenze alla coalizione guidata dal Pdl che a quella di centrosinistra. Tra gli altri,Rivoluzione civile di Antonio Ingroia si dimostra come un competitor da non sottovalutare al 5,4% , mentre Oscar Giannino e il suo “Fare” sono sopra il 2%.
Più ottimista, riguardo il Pd, è invece Ipsos, che, nell’ultima puntata di “Ballarò” ha presentato le sue rilevazioni aggiornate, assegnando ai democratici un ragguardevole 33%. Cifra che consentirebbe di blindare la maggioranza alla Camera, mentre al Senato i seggi saranno attribuiti sul filo di lana. In particolare, gli occhi sono puntati su alcune regioni ritenute chiave, sia per l’alto numero di senatori eletti, che per l’incertezza sullo schieramento prevalente.
E’ il caso, ad esempio, della Lombardia, del Veneto, della Sicilia e della Campania. Secondo Ipsos, il centrosinistra resta favorito in tutte queste regioni per qualche decimo di percentuale, anche se resta chiaro che ogni piccola oscillazione potrebbe determinare degli sconquassi sugli emicicli parlamentari.
Se davvero Pd, Sel e gli altri partiti alleati dovessero imporsi in tutte le regioni in bilico, allora  anche al Senato la coalizione raggiungerebbe la soglia di sicurezza, portando a casa 172, forse addirittura 178, senatori.
Eppure, se guardiamo al sondaggio realizzato da Lorien per Italia Oggi, in Lombardia le truppe di Pd e Pdl sembrano appaiate a un incertissimo 31,5%, in una regione dove è in palio anche la poltrona di governatore. Più ampio, per lo stesso istituto, il margine in Veneto, dove il centrosinistra guida con il 35% contro il 24,5% dei rivali.
C’è, poi, un partito di cui nessuno parla, ma che si gioca col Pd la palma di prima forza politica italiana: gli astensionisti. A oggi, coloro che si dichiarano indecisi o sicuri di non votare, secondo i centri demoscopici, rappresentano il 30% del corpo elettorale: se tale porzione dovesse assottigliarsi, i rapporti di forza, nazionali e locali, potrebbero mutare, e non di poco.
Insomma, scorrendo le percentuali, Bersani è ancora in pole position per diventare presidente del Consiglio, ma commetterebbe una leggerezza imperdonabile se, come negli ultimi giorni, mantenesse l’impressione di voler abbassare la guardia: queste elezioni può davvero perderle soltanto lui.