Angelino: “Il Pdl sostenga il governo anche con la decadenza”. Risposta durissima: finirai come Fini.
La scissione Pdl è ormai conclamata. Il solco tra i due
protagonisti, Berlusconi e Alfano, non appare colmabile. Il vice-premier
sostiene in tivù, ospite di Maria Latella, che è indispensabile per
l’Italia mandare avanti Letta, e dentro le larghe intese la funzione del
centrodestra risulta essenziale. Dunque, a provocare la crisi lui non
ci pensa nemmeno. Il Cavaliere, dal canto suo, non rinuncia al proposito
di lasciare la maggioranza.
Si è convinto che lanciarsi all’attacco del governo gli
conviene comunque, lo «status» di leader dell’opposizione sarebbe in
fondo più decoroso che sostenere Letta senza voce in capitolo. Tra
l’altro i suoi avvocati gli fanno credere che, nella veste di
oppositore, i giudici ci andranno più cauti, altrimenti a suo sostegno
interverrebbero le organizzazioni umanitarie mondiali...
Insomma, le strade si separano. L’«Huffington Post» ha
pubblicato a sera un’intervista del Cavaliere che non cita Alfano con
nome e cognome, però gli lancia uno sprezzante ultimatum: torna subito
indietro o seguirai la sorte di Fini. Dall’antifona si capisce subito
dove Silvio vuole parare: «Come può pretendere il Partito democratico
che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con
chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina
politicamente il leader dei moderati?». È l’annuncio del distacco dalla
maggioranza, senza nemmeno bisogno di attendere il Consiglio nazionale
sabato prossimo. Ed ecco l’affondo contro i dissenzienti: «Se si
contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e
altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come
è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri
elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la
vita». Prepariamoci a una campagna molto aggressiva contro chi dovesse
«tradire».
Ma cosa aveva detto poco prima Alfano di talmente esplosivo
da provocare un botto del genere? In modo assai civile, il vice-premier
aveva snocciolato i 3 motivi per cui (secondo lui, si capisce) abbattere
Letta sarebbe un tragico sbaglio. Nell’ordine: «Se cade il governo, ne
arriva uno di sinistra-sinistra. Una scelta radicale ed estremista
sarebbe difficile da far capire agli italiani. Contro Berlusconi
arriverà l’interdizione in ogni caso, dunque andremmo al voto senza il
nostro campione». La sintesi è che «le elezioni anticipate sarebbero un
danno per l’Italia, per il partito e per Berlusconi medesimo». Prendendo
tempo, viceversa, le cose forse cambierebbero. Nel 2014, il Cavaliere
«potrebbe dimostrare la propria innocenza perché il caso non è chiuso,
l’ordinamento giuridico prevede delle possibilità... Al prossimo giro
potrebbe essere lui il nostro candidato premier... E comunque
meriterebbe di fare il senatore a vita...». Nell’immediato, secondo
Anfano, i ministri Pdl saranno «lo scudo contro gli errori che la
sinistra commetterebbe». Esempio: «Senza di noi le frontiere sarebbero
un colabrodo, si pagherebbe senza contanti», e sull’Imu sarebbe passata
la linea di Saccomanni, insomma mano al portafogli per la seconda rata.
Giusto il tempo di congedarsi dai telespettatori, ed ecco
Angelino bersagliato da una gragnuola di dichiarazioni, alcune
francamente insultanti. Tralasciando queste ultime, a dettare la svolta
della giornata è stata la discesa in campo di Fitto, leader dei
«lealisti». Durissimo. Spietato quasi quanto la Santanché (secondo la
Pitonessa, Alfano ha «illustrato un programma vincente per correre alle
primarie del Pd»). Sostiene Fitto: «La rotta di Alfano è chiaramente
alternativa rispetto a quella indicata da Berlusconi. Da un lato si dà
per acquisito il voto sulla sua decadenza. Dall’altro si finge di non
vedere che la legge di stabilità reintroduce la tassa sulla casa». Fitto
ha insistito con Berlusconi (già abbastanza propenso di suo) che una
risposta ad Alfano non poteva mancare. Ed è arrivata dopo il tigì.
Sintetizza un «falco» intelligente Osvaldo Napoli: «L’unità è una
finzione, inutile prenderci in giro».
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