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martedì 12 novembre 2013

Berlusconi-Alfano, ormai è guerra

Angelino: “Il Pdl sostenga il governo anche con la decadenza”. Risposta durissima: finirai come Fini.

La scissione Pdl è ormai conclamata. Il solco tra i due protagonisti, Berlusconi e Alfano, non appare colmabile. Il vice-premier sostiene in tivù, ospite di Maria Latella, che è indispensabile per l’Italia mandare avanti Letta, e dentro le larghe intese la funzione del centrodestra risulta essenziale. Dunque, a provocare la crisi lui non ci pensa nemmeno. Il Cavaliere, dal canto suo, non rinuncia al proposito di lasciare la maggioranza.  

Si è convinto che lanciarsi all’attacco del governo gli conviene comunque, lo «status» di leader dell’opposizione sarebbe in fondo più decoroso che sostenere Letta senza voce in capitolo. Tra l’altro i suoi avvocati gli fanno credere che, nella veste di oppositore, i giudici ci andranno più cauti, altrimenti a suo sostegno interverrebbero le organizzazioni umanitarie mondiali... 

Insomma, le strade si separano. L’«Huffington Post» ha pubblicato a sera un’intervista del Cavaliere che non cita Alfano con nome e cognome, però gli lancia uno sprezzante ultimatum: torna subito indietro o seguirai la sorte di Fini. Dall’antifona si capisce subito dove Silvio vuole parare: «Come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?». È l’annuncio del distacco dalla maggioranza, senza nemmeno bisogno di attendere il Consiglio nazionale sabato prossimo. Ed ecco l’affondo contro i dissenzienti: «Se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita». Prepariamoci a una campagna molto aggressiva contro chi dovesse «tradire». 

Ma cosa aveva detto poco prima Alfano di talmente esplosivo da provocare un botto del genere? In modo assai civile, il vice-premier aveva snocciolato i 3 motivi per cui (secondo lui, si capisce) abbattere Letta sarebbe un tragico sbaglio. Nell’ordine: «Se cade il governo, ne arriva uno di sinistra-sinistra. Una scelta radicale ed estremista sarebbe difficile da far capire agli italiani. Contro Berlusconi arriverà l’interdizione in ogni caso, dunque andremmo al voto senza il nostro campione». La sintesi è che «le elezioni anticipate sarebbero un danno per l’Italia, per il partito e per Berlusconi medesimo». Prendendo tempo, viceversa, le cose forse cambierebbero. Nel 2014, il Cavaliere «potrebbe dimostrare la propria innocenza perché il caso non è chiuso, l’ordinamento giuridico prevede delle possibilità... Al prossimo giro potrebbe essere lui il nostro candidato premier... E comunque meriterebbe di fare il senatore a vita...». Nell’immediato, secondo Anfano, i ministri Pdl saranno «lo scudo contro gli errori che la sinistra commetterebbe». Esempio: «Senza di noi le frontiere sarebbero un colabrodo, si pagherebbe senza contanti», e sull’Imu sarebbe passata la linea di Saccomanni, insomma mano al portafogli per la seconda rata. 

Giusto il tempo di congedarsi dai telespettatori, ed ecco Angelino bersagliato da una gragnuola di dichiarazioni, alcune francamente insultanti. Tralasciando queste ultime, a dettare la svolta della giornata è stata la discesa in campo di Fitto, leader dei «lealisti». Durissimo. Spietato quasi quanto la Santanché (secondo la Pitonessa, Alfano ha «illustrato un programma vincente per correre alle primarie del Pd»). Sostiene Fitto: «La rotta di Alfano è chiaramente alternativa rispetto a quella indicata da Berlusconi. Da un lato si dà per acquisito il voto sulla sua decadenza. Dall’altro si finge di non vedere che la legge di stabilità reintroduce la tassa sulla casa». Fitto ha insistito con Berlusconi (già abbastanza propenso di suo) che una risposta ad Alfano non poteva mancare. Ed è arrivata dopo il tigì. Sintetizza un «falco» intelligente Osvaldo Napoli: «L’unità è una finzione, inutile prenderci in giro».

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