Lo strappo è servito. Lo psicodramma del Pdl si conclude, forse, nel peggiore dei modi possibili: la scissione. Forza Italia da un lato, Nuovo Centrodestra dall'altro. Silvio Berlusconi ha provato fino all'ultimo a preservare l'unità del partito, ma la missione è fallita. Le posizioni del Cavaliere e di Angelino Alfano,
a partire da quelle sul governo e fino ad arrivare agli organigrammi
del nuovo partito, erano inconciliabili. I rancori tra falchi e colombe
hanno fatto il resto. Addio, dunque. O forse arrivederci,
poiché Berlusconi ha invitato chi è restato con lui a non puntare il
dito contro gli "strappisti", che alle prossime elezioni saranno alleati naturali di
Forza Italia, "proprio come Fratelli d'Italia e la Lega Nord". Con
Alfano se ne vanno diversi big del Pdl, che ora, nome per nome - e a
partire dal leader - passiamo in rassegna: chi sono, cosa vogliono e che cosa faranno.
Angelino Alfano - Non si può non partire dall'ex
segretario del Pdl, nonchè ex delfino del Cavaliere, attuale ministro
dell'Interno e vicepremier. Anche Angelino ha provato a non rompere con
Silvio, ma per i motivi già spiegati l'epilogo di questa mediazione è
stato amaro. "Non avrei mai pensato di non aderire a Forza Italia - ha
spiegato venerdì -, ma sono prevalse le forze esterne". Alfano, dunque,
accusa i falchi per la rottura, Santanchè e Verdini in primis. Lui il
leader naturale della nuova creatura, a lui i compiti più difficili:
strategie e alleanze su tutti. Dovrà dimostrare di essere in grado di
reggere la sfida. E dovrà anche guardarsi le spalle da chi lo vorrà
subito detronizzare. La politica è una brutta bestia...
Maurizio Lupi - Ciellino, ministro delle
Infrastrutture, grande mediatore, al pari di Alfano ha lavorato per
l'unità, cercando di frenare chi - come Formigoni - voleva creare nuovi
gruppi al più presto. Emblematico un tweet consegnato al web poco prima
dell'ufficializzazione della rottura: "Le abbiamo provate tutte per
stare uniti. Ma non si può gettare nel caos il Paese". Governista, nella
nuova squadra di Alfano avrà un ruolo di primissimo piano.
Gaetano Quagliariello - Incarnazione del
"colombismo", malvisto dai falchi per la sua presunta doppiezza, il
ministroper le Riforme Istituzionali è stato uno dei più attivi per
arrivare allo strappo (ricordiamoci il foglio "consegnato" agli
obiettivi dei fotografi nel giorno della fiducia a Letta, sul quale
raccoglieva le firme di chi era contrario alla spallata). Nonostante
l'attivismo, l'ex radicale, cattolico, giura di aver provato fino
all'ultimo ad evitare lo strappo: "Ringrazio Dio di avermi dato la forza
di essere l'ultimo a trattare con Berlusconi - ha detto -. Se poi altri
hanno vanificato il mio impegno non ho nulla da rimproverarmi".
Venerdì, a Palazzo Grazioli, Quagliariello sembrava avesse convinto il
Cav a sottoscrivere un documento che prevedeva di tenere separate sorti
del partito da quelle del governo. Ma non è andata così.
Nunzia De Girolamo - Vittima di un travaglio
interiore, il ministro dell'Agricoltura, grata e devota a Berlusconi,
forse spinta dal suo ruolo nel governo, alla fine ha deviato lungo la
strada battuta da Alfano. Nunzia, incarnazione delle larghe intese (il
marito è il democratico Francesco Boccia), ha provato fino all'ultimo a
sostenere tutte le buone ragioni per le quali la spaccatura era da
evitare. Missione fallita. Ora spiega: "Ho difeso e difenderò Berlusconi
fino in fondo, ma il Paese va governato e staremo al governo finché fa
delle cose".
Beatrice Lorenzin - Il ministro della Sanità, pur
contraria alla rottura, si è tenuta piuttosto defilata nelle schermaglie
delle ultime settimane. Aveva però chiesto, per entrare in Forza
Italia, regole di democrazia interna che permettessero una leale
convivenza "tra anime diverse ma non incompatibili". Colombissima, di
fronte allo spettro di un partito a trazione-Santanchè, senza pensarci,
si è tenuta lo scranno ministeriale e la leadership di Alfano.
Roberto Formigoni - Il falco delle colombe,
attivissimo, fin dal voto di fiducia, in vista della spaccatura, da lui
reputata inevitabile. Da sempre in aspro contrasto con le anime più
radicali del Pdl - leggasi, tra le varie, Mussolini e Santanchè - il
ciellino ed ex governatore lombardo ha lavorato sodo contro i falchi.
Per lui il nuovo partito con Alfano leader è "evoluzione naturale". Ora
vuole le primarie: "Il candidato premier si sceglierà con le primarie".
Nome pesantissimo e influentissimo, il senatore Formigoni, con le
primarie, forse mira a prendersi la leadership degli strappisti.
Renato Schifani - Ormai ex capogruppo del Pdl al
Senato, da molti attenti osservatori viene indicato come il vero
cervello dietro l'operazione che ha portato alla scissione. E' solo una
coincidenza, ma tutto iniziò con il suo rifiuto a leggere in Senato le
motivazioni con il quale il Pdl annunciava la sfiducia a Letta il 2
ottobre (scelta poi sconfessata da Berlusconi in persona, che parlò al
suo posto in aula). Pur da sempre fedele al Cav, di natura moderato, ha
reputato che la situazione nel Pdl/Forza Italia, per lui e quelli come
lui, fosse insostenibile. Meglio andarsene e sostenere l'area
filo-governativa.
Fabrizio Cicchitto - Al pari di Schifani, è uno dei
grandi manovratori che hanno portato alla scissione. Alfaniano convinto,
l'ex socialista non ha mai mostrato la minima fiducia nella possibilità
di trovare un'intesa con i falchi. In concomitanza con la rottura di
venerdì, già spiegava: "Servono nuovi gruppi per creare, in prospettiva,
un nuovo soggetto politico". Per Cicchitto, la nuova Forza Italia è una
vecchia ricetta: "Tra oggi e il '94 tutto è diverso". Oggi, infatti, il
suo leader è Alfano. Molto influente, Cicchitto sarà tra i primissimi
protagonisti della nuova avventura.
Carlo Giovanardi - Il vulcanico ex democristiano,
molto cattolico e altrettanto discusso, con la sua consueta
spigliatezza, sin dal principio, si è schierato senza indugi con Alfano,
lavorando i falchi ai fianchi. Lui avrebbe voluto rompere già un mese e
mezzo fa, nei giorni della fiducia. La scissione non avvenne, ma non ha
mai mostrato il minimo dubbio sulla possibilità che, prima o poi,
sarebbe arrivata. Aveva ragione.
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