di Massimo Introvigne
La nuova Bussola Quotidiana, 19 novembre 2013
Di solito La nuova Bussola Quotidiana non commenta le omelie di Papa Francesco a Santa Marta,
non perché un'omelia pontificia non sia Magistero - lo è -, ma perché
non ne sono diffusi testi ufficiali ma solo riassunti giornalistici.
Ogni regola però ha le sue eccezioni, e l'omelia del 18 novembre - di
cui traiamo citazioni da Radio Vaticana - è così significativa che
merita di non essere ignorata. Si tratta di una fortissima denuncia, nel
solco di Benedetto XVI, di un «progressismo» che «negozia» la fedeltà
al Signore, cede a diabolici «padroni del mondo» e finisce per
appoggiare «leggi che proteggono sacrifici umani».
Il Pontefice parla spesso della mondanità spirituale
- che non è l'amore del lusso (quella è la mondanità materiale) ma il
compiere opere buone per mero umanitarismo e non per amore di Dio - e
nell'omelia è tornato sulla «radice perversa» di questa mondanità. La
lettura del giorno, tratta dal Primo Libro dei Maccabei, ci mostra
«uomini perversi» che vogliono spingere Israele ad allearsi con i
potenti del tempo, anche se sono nemici di Dio. Il discorso di questi
perversi, ha detto il Papa, si può riassumere così: «Siamo progressisti,
andiamo con il progresso dove va tutta la gente».
Questo «spirito del progressismo adolescente»
che si adatta ai poteri forti dominanti e «crede che andare avanti in
qualsiasi scelta è meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà» è
la radice della perversità. Ed esiste ancora oggi. Il progressista
«negozia» «la fedeltà al Dio sempre fedele», e questo negoziare la
fedeltà al Signore, si chiama «apostasia» e «adulterio».
Con riferimento più che implicito a quanti criticavano il predecessore Benedetto XVI
per l'espressione «valori non negoziabili», Papa Francesco ha detto che
allontanandosi dai precetti del Signore per conformarsi ai poteri
dominanti questi progressisti, a ben guardare, «non negoziano i valori
ma negoziano la fedeltà. E questo è proprio il frutto del demonio, del
principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di
mondanità».
Come va a finire? La lettura biblica ce lo mostra:
«accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un
passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti
formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Non
è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma, ognuna
con le proprie usanze ma unite, è la globalizzazione dell’uniformità
egemonica, è proprio il pensiero unico. E questo pensiero unico è frutto
della mondanità». È quello che oggi si chiama il nuovo ordine mondiale,
che però la Bibbia chiama «abominio di devastazione» e adorazione di
idoli imposti dai più forti.
«Questo succede anche oggi?» si è chiesto il Pontefice. E ha risposto: «Sì.
Perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta
con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico». Nel brano
del Primo Libro dei Maccabei si legge che «se presso qualcuno veniva
trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la
sentenza del re lo condannava a morte», perché il re si era venduto ai
nemici di Dio. «E questo - afferma il Papa - l’abbiamo letto sui
giornali, in questi mesi. Questa gente ha negoziato la fedeltà al suo
Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la
propria identità, ha negoziato l’appartenenza ad un popolo, un popolo
che Dio ama tanto, che Dio vuole come popolo suo». Anche oggi i
cristiani rischiano la prigione o peggio se si rifiutano di negoziare la
loro identità.
Il Pontefice ha citato un romanzo
- non proprio progressista - del pastore anglicano, figlio
dell'Arcivescovo di Canterbury, convertito al cattolicesimo e divenuto
sacerdote cattolico Robert Hugh Benson (1871-1914),«Il padrone del
mondo», che fustiga precisamente i cristiani progressisti che cedono ai
poteri forti e svendono la loro fede. Il romanzo, ha detto Francesco,
denuncia giustamente «quello spirito di mondanità che ci porta
all’apostasia», uno spirito che minaccia la Chiesa ancora oggi. Infatti,
ci sono ancora nella Chiesa - e sono tanti - coloro che pensano che
«dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno
tutti, con questo progressismo adolescente». Poi purtroppo «segue la
storia»: la Bibbia mostra «le condanne a morte, i sacrifici umani».
Sbaglia chi pensa che siano cose di un passato remoto, «Ma voi – ha
chiesto il Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani?
Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono». Ogni
riferimento all'aborto e al l'eutanasia non è casuale.
«Ma quello che ci consola - ha concluso il Papa - è che davanti a questo cammino
che fa lo spirito del mondo, il principe di questo mondo, il cammino di
infedeltà, sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il
Fedele: Lui sempre ci aspetta, Lui ci ama tanto e Lui ci perdona quando
noi, pentiti per qualche passo, per qualche piccolo passo in questo
spirito di mondanità, andiamo da Lui, il Dio fedele davanti al Suo
popolo che non è fedele. Con lo spirito di figli della Chiesa preghiamo
il Signore perché con la Sua bontà, con la Sua fedeltà ci salvi da
questo spirito mondano che negozia tutto; che ci protegga e ci faccia
andare avanti, come ha fatto andare avanti il suo popolo nel deserto,
portandolo per mano, come un papà porta il suo bambino. Alla mano del
Signore andremo sicuri».
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