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sabato 23 marzo 2013

Bersani: non faccio accordi mi rivolgerò al Paese reale


«Strada stretta, anche se unica. Ora che abbiamo la bicicletta e le gomme gonfie, andiamo». La metafora ciclistica aiuta Pier Luigi Bersani a inerpicarsi sulla salita ai lati della quale cercherà di avere il tifo di cittadini ed elettori stremati e che, dopo settimane di stallo e terrorizzati da una nuova campagna elettorale, dovrebbero aiutare il Parlamento a dar vita ad un governo senza il quale la legislatura non avrebbe inizio. Iniziare il giro di consultazioni da Confindustria, sindacati, commercianti, volontariato e terzo settore, ha l’obiettivo di far atterrare il dibattito politico tra i problemi delle categorie che rappresentano la parte impegnata e produttiva di un Paese che a gran voce invocherà anche nell’incontro di oggi provvedimenti urgenti e dirà di volere un governo vero e che possa andare oltre il disbrigo degli affari correnti.

REGOLE
Soddisfatto per come il capo dello Stato ha interpretato il difficile momento, Bersani non punta a stringere accordi politici con gli altri schieramenti, ma la prossima settimana sottoporrà loro una serie di cose da fare, frutto degli incontri con le parti sociali, e che di fatto daranno sostanza agli otto punti che il segretario del Pd ha portato giovedì al capo dello Stato. Non c’è nel disegno di Bersani un governo Pd-M5S. Tantomeno un governo Pd-Pdl, che anche il capo dello Stato ha archiviato, seppur con qualche rammarico. C’è però l’intenzione di porsi come unica alternativa di governo e come chance per dare al Paese, stavolta anche con 5Stelle e Pdl, nuove regole istituzionali e una nuova legge elettorale. 

NIENTE ACCORDI
Dallo stallo post-voto Bersani esce incassando ciò che aveva chiesto sin dall’inizio. Per evitare che il Pd venisse costretto di nuovo a larghe intese, ha dovuto tenere altissima la polemica nei confronti del Pdl. Ora che il boccino è arrivato nelle sue mani, la musica cambierà e per Bersani «saranno gli altri a dover dire ”no” ad un governo di forte cambiamento», che non ha preclusioni a destra pur non prevedendo accordi o scambi. Tantomeno nella scelta del nuovo inquilino del Quirinale che rimane l’unico vero obiettivo del Cavaliere per non essere tagliato fuori dalla trattativa.
Stretto nel recinto che Napolitano gli ha disegnato prima di conferirgli l’incarico, il segretario del Pd tenta di mettere insieme, prima di presentarsi a metà della prossima settimana dal Capo dello Stato chiedendogli la nomina per ottenere la fiducia, come prevede l’articolo 94 della Costituzione, in modo da varare un governo, fosse anche di minoranza. «Adesso si fa sul serio», chiosa Pippo Civati deputato del Pd che non dà ancora per persa la possibilità di agganciare il M5S sul tema dell’abolizione dei rimborsi elettorali. Diverse le priorità del socialista Riccardo Nencini che auspica la nascita di «un governo di cambiamento, che abbia come priorità misure urgenti per rilanciare l'economia e creare lavoro». Due approcci diversi, ma la scelta di Bersani di cominciare oggi con le parti sociali conferma l’intenzione di volersi muovere sui problemi reali del Paese senza inseguire ulteriormente la deriva demagogica degli eletti grillini che non sembrano riuscire ad andare oltre la richieste di tagliare ancora gli stipendi dei parlamentari e il costo delle fotocopie. In questo caso la diretta dell’incontro di Bersani con i 5stelle sarà tutta da seguire.

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