Cambiare le Università: una Possibilità per Crescere
Io, Gianluca Bellan, laureato in Economia e studente presso la Copenhagen Business School, e il collega Giuseppe Annunziata, laureando presso la Facoltà di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli - Federico II, ci proponiamo, attraverso la nostra esperienza di studenti negli atenei Italiani ed esteri, di portare alla vostra attenzione i maggiori punti sui quali insistere per portare uno sviluppo concreto nelle Università Italiane e una maggiore vicinanza tra Lavoro e Università.
Nella realtà sociale dei nostri giorni, in cui si fa sempre più difficile per noi giovani valicare il confine che ci separa dal mondo del lavoro, URGE una ventata di cambiamento, una serie di Riforme mirate esclusivamente a rendere più coesi il mondo del lavoro e di Università e Ricerca. Si deve perciò assistere alla possibilità, da parte dei neolaureati, di ottenere un’ “indipendenza culturale” dettata dalla facoltà di avere un posto di lavoro che rifletta ciò per cui ci si è formati e, soprattutto, ripaghi dei tanti sacrifici di anni di studio. Insomma, è necessario smetterla di rimanere inermi ad attendere che lo stato delle cose cambi da solo. Le proposte devono arrivare proprio da noi, popolo di giovani elettori, perché siamo noi a conoscere le vere difficoltà, la triste realtà in cui versano i nostri Poli universitari e, in particolare, cosa ci “tarpa le ali”, impedendoci di emergere.
Su cosa ci batteremo con il nostro programma:
1. Politica di austerità in scuola ed Università ma solo in ricambio di un ripristino dei fondi per Borse di Studio tagliati con la Riforma Gelmini;
2. Maggiore impiego di fondi pubblici in Università e Ricerca: la Riforma del Paese deve partire dalle Università, perché devono essere i giovani a gettare le basi per il loro futuro;
3. Principio di meritocrazia in poltrone dirigenziali ed occupazioni nel campo della ricerca. Per far questo è necessario portare fisicamente i centri ricerca nelle aule Universitarie: solo aumentando le ore di laboratorio gli studenti possono essere formati;
4. Incentivi ad imprese, aziende ed Istituti di ricerca che offrono opportunità a neolaureati o laureandi: bisogna includere le aziende nel processo di funzionamento delle Facoltà Universitarie. In questo modo i manager potrebbero prendere parte a lezioni e case competitions, offrire corsi in partnership (uno dei corsi che il collega Gianluca Bellan ha frequentato alla CBS, Innovation and Knowledge, era sponsorizzato dalla Novo Nordisk, nota azienda farmaceutica), incentivare la competizione con lavori di gruppo piuttosto che favorire l'individualità nello studio sui libri. Così facendo le aziende stesse potrebbero contribuire a sviluppare un loro "vivaio", tenendo d'occhio studenti interessanti con la possibilità di assumerli nelle loro aziende;
5. Migliore impiego delle risorse pubbliche al fine di creare opportunità di crescita per gli studenti: un esempio potrebbe essere abbassare l'offerta delle 150 ore previste dai vari ESU per impiego negli uffici didattici ad 80 ore. In questo modo si impiegherebbero due studenti anziché uno, dando a più la possibilità di comunque fare esperienza anche all'interno dell'Università;
6. Abbattimento del “monopolio culturale e didattico” della ormai centenaria docenza, offrendo più possibilità a giovani ricercatori; un esempio potrebbe essere la suddivisione delle ore offerte da un particolare corso tra il docente e i suoi ricercatori: il docente terrebbe lezioni teoriche, mentre i ricercatori si occuperebbero della parte pratica;
7. Istituzione di progetti di ricerca su scala nazionale;
8. Incentivi e sgravi fiscali per gli Enti pubblici e privati che si offrono di sovvenzionare progetti di ricerca;
9. Contratti di inserimento per studenti fin dai primi anni di Università: contratti flessibili di impiego presso le aziende nel network dell’Università, così da appoggiare alla formazione teorica Universitaria la formazione pratica che verrebbe a consumarsi nel dopo-lezione, o nei giorni liberi dello studente. In questo modo lo studente imparerebbe ad organizzare la propria agenda, sentirsi al centro dell'attenzione, e sviluppare skills che sui libri non si sviluppano.
10. Eliminazione dell’ammissione a numero programmato per le Università, chiaro impedimento del diritto allo studio e metodo antidemocratico per la scelta di futuri professionisti, ed istituzione di uno sbarramento fissato al II anno del corso di laurea caratterizzato dal superamento di un certo numero di esami ed il raggiungimento di un certo numero di CFU, stabiliti, a livello nazionale, per ogni singola facoltà. All'atto dell'iscrizione sarà, invece, effettuato un test NON a carattere selettivo, ma mirato solo a mettere in luce eventuali lacune dello studente che dovranno, poi, essere recuperate nell'arco degli stessi due anni, mediante la frequenza di specifici corsi
11. Abolizione della formula 3+2 per alcune Facoltà scientifiche, così da consentire una migliore formazione dei giovani laureati e, soprattutto, ridurre spese pubbliche e private, giacché, il solo conseguimento della laurea triennale lascia il tempo che trova, e non consente, giustamente, al laureato di poter iniziare la carriera professionale, divenendo, così, causa di perdita di tempo e denaro. Sarebbe meglio, dunque, un ritorno alle lauree a ciclo unico, in cui lo studente consegue il titolo in un più ampio arco temporale prefissato che consente allo stesso una migliore gestione dei propri piani di studi evitando, così, il dramma del "fuori corso" che crea laureati troppo avanti con l'età e porta ad un eccessivo aumento delle spese per le tasse già di per sé elevate.
Fate le vostre proposte ed insieme cresceremo.
Giuseppe Annunziata
Gianluca Bellan
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