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martedì 13 novembre 2012

martedì 13 novembre 2012 L.elettorale: Casini, siamo in regno del dire e non del fare

ROMA - Accordo sempre più lontano sulla legge elettorale: Pdl e Pd ormai sono ai ferri corti e nella seduta della Commissione Affari Costituzionali del Senato, prevista per questo pomeriggio, si annuncia un muro contro muro tanto che la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, ha già convocato una conferenza stampa da tenersi al termine dei lavori.
LA MEDIAZIONE - L'ultimo tentativo di mediazione - per risolvere l'entità del premio da assegnare al partito più votato - è ancorato alla proposta del leghista Roberto Calderoli. Quella che prevede un bonus del 20% per il partito più votato., da calcolare sui voti effettivamente ricevuti. Con questa novità s'introduce, dunque, un premio variabile, e non più fisso come indica la proposta Malan (Pdl) attualmente in discussione che non dispiace al Pdl e al Pd. Tuttavia le posizioni sono ancora molto distanti sul peso che deve avere questo premio: il Pd chiede un bonus del 30% (terzo dei voti effettivamente ricevuti), Calderoli sarebbe disposto a salire al 25%, mentre il Pdl è fermo sulla trincea del 20%.
MATTINATA DI CONSULTAZIONI - Nel palazzo del Senato ancora deserto si sono incrociati in vari conciliaboli alcuni dei protagonisti della trattativa. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini (Socialisti), ha fatto il giro dei vari gruppi ma ha raccolto solo risposte generiche. A tutti, comunque, Vizzini ha comunicato la sua volontà di andare avanti: «Oggi si continua con le votazioni e chi volesse perdere altro tempo con rinvii di varia natura si dovrà prendere la responsabilità della decisione con una votazione». Il vice-capogruppo Luigi Zanda ha detto chiaro e tondo ai suoi interlocutori che il meccanismo previsto da Calderoli è interessante ma che il «20% è davvero poco».
COLPO DI MANO IN COMMISSIONE - Dal Pdl, dopo la dura presa di posizione di Ignazio La Russa, si registra un irrigidimento tanto che nel gruppo del Pd più di un senatore prevede un altro colpo di mano nel pomeriggio: «Forse si voteranno da soli un premietto del 6-7%». Su questo piano - quello del premio fisso da assegnare al partito più votato che in coalizione non raggiunge la soglia del 42,5% finalizzata al premio di maggioranza - il Pd non ritiene di dover scendere sotto il 10%.
RITORNO AL MATTARELLUM O CONFERMA DLE PORCELLUM? - Se salta il tavolo le vie d'uscita sono poche, ammettono gli attori della trattativa. Calderoli (Lega), parlando nel salone Garibaldi con il presidente Vizzini, ha fatto capire che è prevedibile la seguente evoluzione: «Si finirà per modificare la legge attuale (Il porcellum che prevede un premio del 55% alla coalizione che ottiene un voto più delle altre, ndr.) introducendo una soglia di accesso...». Questa soluzione non dispiacerebbe a Felice Belisario, capogruppo dell'idv. Nel Pd invece sta prendendo forza la linea di un ritorno al Mattarellum (maggioritario con i collegi uninominali e un 25% del Parlamento scelto su base proporzionale), anche se il senatore Stefano Ceccanti propone - tra le correzioni minimali possibili - quella dei collegi uninominali e del doppio turno di coalizione: «Se nessuna delle coalizioni ottiene il 40% dei voti, il premio sarebbe assegnato a quello vincente dopo il ballottaggio, con possibili apparentamenti tra un turno e l'altro».
DICE CASINI : 
Purtroppo, pensando al dibattito sulla legge elettorale, sembra che ci avviciniamo al regno del dire e non del fare". Lo ha detto Pier Ferdinando Casini intervenendo alla presentazione del libro di Mario Baccini su Amintore Fanfani.

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