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giovedì 22 novembre 2012

RIPORTIMO UN INTERESSANTE ARTICOLO ODIERNO DEL GIORNALE "IL FOGLIO"

Luca Cordero di Montezemolo (LCdM) e Pier Ferdinando Casini sanno di essere destinati – prima o poi – a incontrarsi. “Siamo in concorrenza per il centro”, aveva detto il leader dell’Udc dopo la kermesse montezemoliana di sabato, tuttavia Casini ha già riaperto i canali di comunicazione con il mondo di LCdM e con il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, animatori del movimento “montiano” Verso la Terza Repubblica (che intanto, zattera per naufraghi, ha raccolto detriti del lombardismo siculo come Massimo Russo). “Non tutti i politici sono da rottamare”, pensa Riccardi, figurandosi il profilo di Casini. “La concorrenza in realtà non esiste, siamo dei partner naturali”, sorridono nell’Udc, mentre da qualche giorno l’universo neodemocristiano – quello politico e quello della società civile – è in agitazione, osservato con interesse anche dai cattolici del Pd, da Beppe Fioroni e dalla composita area veltroniana del partito guidato da Pier Luigi Bersani. La cinghia di trasmissione è Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, l’uomo che collega tra loro mondi consanguinei ma ancora separati. In attesa di un possibile “grande botto” che, travolta la Seconda Repubblica, investa anche i partiti tradizionali rimescolando le appartenenze e i gruppi. Insomma non esiste una vera concorrenza tra le forze di centro che oggi individuano il loro programma politico nell’agenda europea e nella figura di Mario Monti. Casini e Montezemolo, le associazioni cattoliche e liberali, le Acli e la Cisl, non nascondono di appartenere tutti a una casa comune. Sono, piuttosto, il Pd e il Pdl a mettersi in concorrenza per accreditarsi e conquistare un’alleanza elettorale (o più probabilmente post elettorale) con l’arcipelago neodemocristiano. Il legame tra Bersani e Nichi Vendola spinge i settori cattolici e più moderati del Pd ad annusare l’area del centro, mentre l’agitazione antimontiana di una parte del Pdl (non solo Giorgia Meloni e Daniela Santanchè ma anche lo stesso Silvio Berlusconi) fa intravvedere altre ipotesi percorribili anche ad ampi settori di questo partito (“La cosa più interessante di Montezemolo è il suo appello a Monti”, dice l’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi).
La concorrenza al centro riguarda il Pd e il Pdl, e assume ogni giorno di più i caratteri di una possibile aggregazione post elettorale: un’ipotesi coltivata con l’obiettivo di rafforzare la futuribile maggioranza uscita dalle urne del 2013 (per il Pd); un’ipotesi di rimescolamento e rifondazione per il Pdl in cerca di nuova identità e orbo del carisma del fondatore Berlusconi. Bersani guarda a Casini e Montezemolo come a un’area con la quale allearsi dopo il voto per ingrossare i ranghi della maggioranza parlamentare, Angelino Alfano guarda a Casini e Montezemolo come ai partner di un centrodestra da ricostruire sulle macerie elettorali. La concorrenza verso il centro dei due maggiori partiti è dimostrata anche, in queste ore, dalle schermaglie sulla legge elettorale, sia in commissione al Senato, tra i capigruppo di Pd e Pdl, sia nei tavoli riservati e nei colloqui che scorrono sul filo del telefono. La regola d’ingaggio con la quale il Pdl affronta le trattative è semplice: vincolare il premio di maggioranza a un sistema che costringa alle alleanze (e dunque anche, se necessario, conservare il Porcellum). Perché?
Per la ragione che in questo modo Bersani sarà incentivato a cementare il suo rapporto con Vendola, una scelta che – ritiene Alfano – renderà impossibile nella prossima legislatura una triangolazione tra gli eletti del centrosinistra e i parlamentari di Montezemolo, Riccardi e Casini. “Noi ci attesteremo intorno al 15 per cento”, dice uno dei massimi dirigenti del Pdl, “Casini e Montezemolo avranno una cifra simile. Sommati insieme siamo il 30 per cento dell’elettorato. E’ la grande forza politica che vorrebbero vedere rinascere anche le gerarchie vaticane. L’alternativa alla sinistra siamo noi”. Alla Cisl di Raffaele Bonanni il compito di completare l’opera (cominciata con l’adesione delle Acli al progetto montiano di LCdM) e scompaginare la constituency del Pd: tirare via i cattolici dalle braccia di Bersani e Vendola con l’aiuto di Matteo Renzi.
Leggi Stare a cuccia di Giuliano Ferrara

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