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martedì 13 novembre 2012

Renzi e lo strano caso dell’elettore del Pd


Ci sono molti misteri in cui mi capita di imbattermi: eventi, persone, fenomeni naturali. Uno di questi è l'elettore del Pd.
Per quanto distante, mi sembra di indovinare il richiamo nel mettere una crocetta sul nome di Berlusconi. Significa, fatto in maniera più o meno consapevole, assecondare i peggiori vizi che pure fanno parte del paese: l'avversione per le regole, la mancanza di senso dello stato, e una percezione di soddisfazione intrenseca a “furbate” di ogni ordine e grado. Non che siano sentimenti da coltivare, ma non può sorprendere che facciano presa su un popolo spesso descritto come “impossibile da governare”. E posso altrettanto intuire le ragioni di chi si esalta vedendo falce e martello o la fiamma tricolare, retaggi di un passato che evidentemente si sceglie ostinatamente di far vivere nel proprio presente. Ma l'elettore del Pd in cosa si riconosce?
Nella laicità? Dai matrimoni gay, alla fecondazione assistita, passando per il testamento biologico e la libertà di cura, non c'è un settore su cui il partito abbia compattamente avallato una sola, singola, proposta. Nel rigore morale? L'elenco degli appartenenti inquisiti è impressionante, se si decide di aprire gli occhi per guardarlo. Nelle politiche sociali? Quali, quelle già condivise in aula e condotte da Monti?
Eppure, nonostante un ventennio di consociativismo, di sistematica spartizione del potere, di immobilismo asettico della classe dirigente, oggi il Pd pare titolato del 26% dei favori, addirittura rivitalizzato da una nuova figura di leader che molti simpatizzanti si accingono a votare: il giovane rottamatore Matteo Renzi. Ma chi è il sindaco di Firenze, quali sono i suoi "compagni" di viaggio, e soprattutto, quali le sue intenzioni?
E' figlio d'arte; il padre è Tiziano Renzi, democristiano, ex assessore che si occupa di editoria e di pubblicità. Nel 1999 è segretario provinciale del Partito Popolare Italiano, poi della Margherita, successivamente Presidente di provincia e attualmente sindaco; 15 anni di attività per il volto nuovo della politica, con qualche inciampo. 
La Corte dei conti nel 2011 lo condanna in primo grado per danno erariale alla provincia di Firenze. Da poco è stata aperta una nuova inchiesta: sotto osservazione venti milioni di euro spesi tra cene, viaggi di rappresentanza e finanziamenti assai discutibili, tranne che per i fan della cagnolina Pimpa. È supportato da una lobby di alto livello, almeno a giudicare dalle spese che sostiene: stando alle cifre ufficiali (…) sono stati investiti € 209.000 per le primarie a sindaco nel 2009 e € 110,000 per la Kermesse dei “rottamatori” nel 2011; ha infine lui stesso stimato € 250,000 per l'attuale campagna. Ma tra palazzetti, jet privati, e iniziative propedeutiche alcuni addetti ai lavori hanno indicato cifre 10 volte superiori. Chi lo sovvenziona, e perché?
Il suo entourage è indiscutibilmente di grande qualità. Dietro le quinte i tempi e gli slogan sono dettati da un mago della comunicazione, Giorgio Gori; ex direttore nelle reti Mediaset, è specializzato in format di intrattenimento come "L'isola dei famosi". Un formidabile catalizzatore di attenzione mediatica: l'ideale per un certa idea di proposta politica. Alla luce del sole anche il suo sodalizio con Marco Carrai, cattolico, ciellino d.o.c., nominato Presidente dell'azienda municipalizzata Firenze parcheggi e consigliere della cassa di Risparmio di Firenze. È lui il tramite di alcune adesioni eccellenti, come quella dell'economista Zingales e del finanziere Davide Serra. C'è poi il seguito del salotto buono fiorentino; i Frescobaldi (Livia nominata nel Gabinetto Vieusseux), i Folonari (Giovanna nominata assessore), i Bini Smaghi (Lorenzo nominato Presidente della Fondazione Strozzi). Un parterre di tutto rispetto, anche se non tutti condividono. L'ex assessore al Bilancio Claudio Fantoni, dimissionario a giugno, scrive testualmente: «Ho sempre pensato che chi è chiamato a governare Firenze sia a servizio della città, e non che la città, Firenze, sia al servizio e strumento utile al perseguimento di ambizioni personali».
Hanno fatto molto discutere le sue assunzioni a chiamata diretta al Comune: la figlia del direttore del Corriere Fiorentino, la moglie di un consigliere comunale, e molti associati dell'Agesci, l'associazione cattolica degli scout, il cui Presidente regionale Matteo Spanò è amico personale di Renzi. E su questo rapporto indaga attualmente la corte dei conti, essendo Spanò azionista della Dotmedia srl, e a capo della Florence Multimedia, entrambe società sul libro paga del comune, ma che si occupano però anche delle campagne personali del sindaco. Un intreccio che richiama molto il "vecchio" modo di fare politica, a prescindere dalle evidenze giudiziarie.
Perché, se è vero che i temi affrontati per la "rottamazione" della classe dirigente del Pd sono in grandissima parte condivisibili, nelle proposte le distanze tendono a scomparire. Nel manifesto di 100 punti troverete una strada lastricata di buone intenzioni, ma nessun impegno serio per i nodi cruciali che dovrebbero appartenere ad un partito progressista. Non ci sono riferimenti all'articolo 18, al rapporto stato-mafia, alla laicità dello Stato (e come potrebbe?). Il problema della corruzione è appena accennato, e per la giustizia si propone la diminuizione del numero dei tribunali. Sul welfare ci sono diverse proposte di privatizzazione, molto vicine a quelle di Monti & Co; peccato che a farle sia un leader di un partito di centrosinistra. Per la questione dei costi della politica ci sono provvedimenti di facciata di natura populista, come il solo dimezzamento del numero dei parlamentari ed il taglio degli stipendi.
La vera novità di Renzi sta nell'abilità di veicolare il messaggio, anche se sostanzialmente privo di contenuti realmente costruttivi. Solo Berlusconi era stato altrettanto "capace", coniando slogan vincenti come "un milione di posti di lavoro", oppure il "contratto con gli italiani". Geniali, da un certo punto di vista, e abbastanza allettanti da richiamare, con l'ausilio dei giusto supporto mediatico, milioni di elettori. Renzi non ha, ovviamente, la stessa "potenza di fuoco", ma sta aggiustando il tiro a partire dall'apparato interno: dichiarare che con lui il Pd prenderà il 40% dei voti invece del 25%, è un chiaro messaggio agli arrivisti della politica. Più posti per tutti, traslandolo in slogan.
Nel mezzo, l'elettore del Pd, un po' frastornato, sognante, tanto da scambiare una cruenta lotta di potere con un vivace dibattito sul programma, su cui nessuno proferisce parola. Continua a pensarsi alternativo, diverso, persino di sinistra: cadrà un'altra volta nella rete del partito? Somigliando il nuovo cosi tanto a Berlusconi, questa volta se ne dovrà assumere la responsabilità; non dite che non vi avevo avvertito.

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