Care amiche, cari amici del Consiglio Nazionale, grazie davvero intanto per aver accolto il nostro invito. Non credo comunque, almeno da parte mia, che siano necessarie molte parole. La questione è sotto gli occhi di tutti ed è chiarissima. Ci siamo! Siamo al dunque di un’esperienza iniziata quasi cinque anni fa e che ci ha visto avere ragione su tutti i fronti. Avevamo ragione quando alle elezioni del 2008 abbiamo sfidato un intero sistema collocandoci fuori e da soli. Hanno tentato di eliminarci politicamente. Ma avevamo ragione noi e torto loro. Quel sistema, il bipolarismo che voleva soffocare ogni dissenso, che voleva obbligare tutti a schierarsi o di qua o di là, era già in agonia, stava già producendo danni enormi al Paese da anni, ma loro ancora non se ne erano accorti. Noi invece ce ne eravamo accorti. E avevamo ragione a chiamarci fuori, a dire: basta, lavoriamo ad un’alternativa. Abbiamo avuto ragione durante tutta la legislatura, scegliendo il linguaggio della verità davanti ai cittadini anziché quello del populismo e della demagogia. Abbiamo avuto ragione quando, almeno un anno prima dell’arrivo di Monti a Palazzo Chigi, con Pier Ferdinando e con tutti gli amici del partito in Parlamento, abbiamo cominciato a invocare apertamente un governo di responsabilità nazionale. Perché noi vedevamo dove stava andando a finire il Paese e capivamo che il governo Berlusconi anziché tirarsi su le maniche e prepararsi a reggere l’urto della crisi, aveva scelto definitivamente la linea della totale irresponsabilità. E, badate bene, se non ci fossimo stati noi dell’Udc ad aprire quel varco di verità nel Paese e nel Parlamento, oggi l’Italia starebbe peggio della Grecia. Perché la Grecia è relativamente piccola e tutto sommato le risorse per salvarla si possono trovare e si stanno trovando. Ma pensate cosa sarebbe accaduto se avessimo dovuto cominciare a chiedere aiuti per tenere in piedi l’Italia. Nessuno può permettersi di dimenticare quello che stava succedendo a dicembre del 2011: abbiamo rischiato di non avere i soldi per pagare gli stipendi agli statali. Allora abbiamo avuto ragione a invocare l’intervento di Mario Monti, al quale Berlusconi ha lasciato in eredità le condizioni capestro che nei mesi precedenti era stato costretto a firmare con l’Europa proprio a causa della sua irresponsabilità. E abbiamo avuto ragione a sostenere lealmente, gli unici davvero leali fino in fondo, le politiche e le riforme del governo Monti anche quando erano impopolari, anche quando potevano dispiacere ai nostri elettori. Quando si sceglie la strada della responsabilità bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo e guardare al domani, alle prossime generazioni e non al proprio orticello. E’ questo che ci hanno insegnato i grandi padri dell’Europa che sono anche i nonni e i padri della nostra grande famiglia europea, il Ppe. E’ questo che ci hanno insegnato Alcide De Gasperi ed Helmut Kohl. E se oggi l’Italia non è più considerata un’urgenza, un Paese altamente infettivo nel mondo, se oggi il nostro Paese ha recuperato credibilità e autorevolezza in tutto il mondo, è merito anche delle nostre scelte, del lavoro serio e responsabile dei nostri parlamentari nei lavori delle Commissioni, nelle Camere del Senato e di Montecitorio. Ed è anche merito vostro. Di voi che sul territorio avete lavorato per spiegare le nostre scelte difficili, per tenere viva la fiammella della politica seria, non urlata, non demagogica, non populista. Ma responsabile. Abbiamo avuto ragione su tutto. Ma, come dicevo all’inizio, manca ancora una pagina da scrivere ed è quella più importante, quella decisiva. Non conta aver avuto ragione se non lavoreremo bene nelle prossime settimane per scrivere quest’ultima pagina. Quella che può farci chiudere definitivamente, una volta per tutte, il libro della Seconda Repubblica, del bipolarismo rissoso e farci aprire finalmente il libro della Terza Repubblica, di un paese finalmente normale, in cui moderati e progressisti si confrontano senza colpi bassi e possono alternarsi al governo senza che nessuno possa gridare allo scandalo. Ma soprattutto possono collaborare nei momenti più difficili perché entrambi hanno nel Dna un carattere comune fondamentale: il riformismo. L’apertura e la disponibilità a fare le riforme che servono. E guardate, quest’ultima pagina decisiva, non può scriverla nessun altro se non noi. Se non voi. Se non tutte le persone che sono qui presenti e tutti i nostri elettori. E tutti gli indecisi che sapremo raggiungere e convincere nelle prossime settimane. La partita che si gioca è la partita finale, quella decisiva. Perché, fate attenzione, in passato altri hanno usato la parola zombie per insultare questo o quell’avversario politico. Noi non insultiamo nessuno: ma in questa campagna elettorale ci sarà uno zombie che cercherà di afferrare l’Italia per le caviglie e di trascinarla di nuovo nel baratro. E quello zombie è proprio il bipolarismo degli ultimi venti anni. Non è ancora morto. Non è ancora finito. Berlusconi vuole quello. Vuole riportarci tutti indietro di venti anni. Spaventare gli italiani col pericolo comunista, promettere l’abolizione dell’Imu e di chissà quali altre tasse pur di prendere un voto in più salvo poi sfasciare definitivamente i conti dello Stato e ridurci davvero peggio della Grecia. Vuole costringere di nuovo gli italiani a dividersi scegliendo di stare di qua o di là e per farlo è pronto ad usare tutte le armi del peggiore populismo: l’attacco all’euro, alla Germania, all’Europa, la presa in giro del Ppe. E naturalmente per riuscirci, ancora una volta, ha bisogno di tentare di eliminare politicamente ogni voce dissonante. Per questo siamo e saremo per tutta la campagna elettorale nel suo mirino. Nel suo schema devono esistere solo destra e sinistra. Il centro va eliminato. Non passa giorno ormai senza che ci attacchi e ci insulti nella sua nuova invasione televisiva. Non voglio perdere molto tempo a rispondergli perché a noi interessano l’Italia e gli italiani e non Berlusconi e il passato. Voglio solo dire due cose molto rapide. Per lui noi siamo stati dei traditori, una specie di quinta colonna, quando eravamo nello stesso governo. Vedendo come ha umiliato le persone che gli sono state più vicine in questi anni possiamo dire a testa alta che siamo orgogliosi di aver saputo tenere la schiena dritta sempre e in ogni momento davanti a lui! Noi non ci siamo piegati e non ci piegheremo di fronte a nessuno! Per noi la dignità è un valore! E un’altra cosa: lui dice di essere pentito di avere avuto come alleato l’Udc. Anche noi abbiamo qualcosa da rimproverarci ed è un rammarico molto maggiore: l’abbiamo portato nel Ppe. Ma i fatti dimostrano purtroppo che quella non è la sua casa. Per Berlusconi esistono solo case di proprietà, esistono solo dipendenti: ma il Ppe non è Arcore e noi non siamo e non saremo mai suoi dipendenti. Il Ppe è casa nostra e alla fine sarà lui a dover fare le valige. Però il discorso è molto più serio e non riguarda solo Berlusconi. Lo zombie del bipolarismo che vuole tornare non sta solo nel centrodestra. C’è anche nel centrosinistra ed è perfino più pericoloso perché si muove più sottotraccia: Bersani sottovaluta, o forse peggio ancora finge di sottovalutare, il pericolo rappresentato da Vendola. Vendola è un alleato ingombrante e scomodo che ha già detto che per lui Monti è il portabandiera della tecnocrazia europea. Ha detto che se andrà al governo le prime cose che farà saranno smontare le riforme del governo Monti. Ha detto che non si può toccare l’articolo 18, che non si può fare la Tav, che bisogna tornare ad andare in pensione a 60 anni anche se si vive fino a 85 e anche se le casse dello Stato domani non avranno più soldi per le pensioni dei giovani di oggi. Questo è il quadro vero, preciso, della situazione. Siccome noi ci siamo assunti la responsabilità di dire sempre la verità dobbiamo essere i primi saperlo. E allora dobbiamo essere pronti a giocare al meglio la partita della prossima campagna elettorale. La salvezza dell’Italia passa tutta dal nostro risultato: se sarà buono, lo zombie del bipolarismo da rissa sarà definitivamente sepolto e per l’Italia si aprirà davvero una pagina nuova. Tutti aspettano in queste ore la decisione del presidente Monti. La aspettiamo anche noi, naturalmente, con grande rispetto. Del resto noi siamo quelli che hanno evocato per primi Monti quando non c’era. E quindi non credo che adesso ci si possa accusare di tirarlo per la giacca se speriamo in un suo impegno diretto ora che c’è ed è in campo da un anno a Palazzo Chigi. Dopo di ché sceglierà lui e noi rispetteremo sempre e comunque la sua decisione. Ma che sia in campo o meno il presidente Monti, per noi, per voi, per i nostri alleati, per le persone della società civile che abbiamo coinvolto in questi anni e per quelle che dobbiamo necessariamente coinvolgere nelle prossime settimane, l’agenda Monti è e sarà il nostro programma di governo. E il presidente Casini sarà in campo con tutti noi. Agenda Monti che significa parlare con un linguaggio di verità, stare dalla parte dell’Europa, mettere al sicuro le riforme approvate nell’ultimo anno per mantenere i conti in ordine e poter finalmente avviare la fase del rilancio dell’economia per dare un po’ di respiro alle famiglie e alle aziende colpiti così duramente dalla crisi. Cari amici, in questi anni ci avete dato fiducia e i fatti hanno dimostrato che la scelta era giusta. Ora quello che vi chiediamo è un altro atto di fiducia. Quello che vi chiediamo è di diventare sul territorio i portavoce ed i punti di riferimento dell’unica politica che può dare una speranza nuova a questo Paese . Vi chiediamo di farlo ogni giorno, cercando di coinvolgere nuove forze e nuove esperienze interne ed esterne al mondo della politica. Come sempre nelle fasi di grande cambiamento è necessario anche un rinnovamento della classe dirigente. E noi stiamo lavorando e lavoreremo a questo. Ma le esperienze, l’impegno di chi in questi anni è stato al nostro fianco, ha fatto un lavoro oscuro ma preziosissimo sul territorio non saranno certo buttate a mare, anzi. Abbiamo ancora tanta strada davanti a noi e dobbiamo farla tutti insieme. Qui non si tratta di cacciare qualcuno di casa. Si tratta semmai di costruire una casa più grande per far posto a chi vorrà lavorare con noi per il bene dell’Italia. Ecco perché mentre auguro a voi e a tutte le vostre famiglie un Natale sereno e gioioso, vi chiedo di continuare a lavorare accanto a noi per scrivere questa pagina decisiva di cui vi parlavo poco fa. Scriviamola insieme. Buon lavoro, buon Natale a tutti e auguri a tutta l’Italia. 4 |
venerdì 21 dicembre 2012
Il discorso di Lorenzo Cesa Consiglio Nazionale UDC - 20 dicembre 2012
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